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Nel 1828, Gauss, matematico, fisico, astronomo, al momento direttore dell'osservatorio di Gottinga, dove vive con la seconda moglie Minna e i figli, viene invitato da Alexander von Humboldt, esploratore, geografo e scienziato, a Berlino, dove si svolge un congresso di scienziati tedeschi. L'incontro fra due delle menti più geniali della Germania illuminista fornisce all'autore l'occasione di narrare le incomparabili vite dei due personaggi, dall'infanzia al 1828 passando per il viaggio e il trattato che hanno fondato la geografia e la matematica moderne. Un romanzo intelligente, divertente, ricco di humour; il ritratto irridente ma appassionato e devoto dell'epoca di massimo splendore della cultura tedesca.
Da una recensione: Gauss e Humboldt sono due colossi tedeschi delle scienze di inizio XIX secolo, e ripercorrerne le vite si presenta affascinante; ma sono proprio loro di cui leggiamo? In effetti, l'autore sembra averne studiato molto dettagliatamente le biografie, ma gli servono quasi da pretesto per lanciarsi in una narrazione talvolta ai limiti del fantastico e dare luce a tutto quello che non ha mai raggiunto le cronache ufficiali... Questo approccio potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma bisogna saper guardare oltre e capire che non si tratta di un saggio scientifico, bensì che il popolare Gauss e il nobile Humboldt diventano i simboli di due poli (forse) opposti dell'animo e della ricerca umane. Le loro peripezie sono spumeggianti, non c'è un attimo di respiro fra scene esilaranti e momenti surreali e metafisici. La vecchiaia dei due scienziati si tinge di malinconia sullo sfondo di tirannie e movimenti liberali. Non bisogna sforzarsi di cercare sempre una trama, perché la vita non ne ha una, ma ci si deve talvolta lasciar trasportare dalle suggestioni. Questo è un libro che ne regala molte, oltre a spunti di riflessione sull'urgenza di fare e pensare che da sempre agita l'uomo. La lettura è scorrevolissima, il ritmo alto, alcuni personaggi indimenticabili, mai frivolo.